Qualche tempo fa, mentre facevo un lungo viaggio in treno, aprendo la Bibbia, iniziai a leggere la Parola di Dio, senza fretta. Dopo un’ora di lettura, mi accorsi che la persona che stava davanti a me si era incuriosita e cercava di capire quale libro avessi tra le mani. Poi disse: «È la Bibbia?». «Sì», risposi. Continuò a porre domande: «Lei è cattolico, vero?». Sorridendo replicai: «Certo, sì». Pieno di stupore non potè fare a meno di considerare: «Questa è la prima volta che vedo un cattolico leggere la Bibbia».
Mi domando: perché questa è l’immagine che comunemente mostriamo noi cattolici circa la nostra relazione con le Sacre Scritture?
Forse ciò che ci manca è l’accostarci ad esse, non come a un libro di studio, ma come al mezzo con cui ci relazioniamo con Dio, colui che ci parla e che risponde ai nostri cuori con la Sua Parola che è
«viva ed efficace» (Eb 4,12). La Bibbia non si riduce ad un libro: essa è una persona, Gesù Cristo, che si rivela e ci salva… Se manca l’amore alla Parola, manca il «fuoco» acceso nei cuori; quel fuoco che
«Gesù – Parola viva» ha acceso lungo la strada nel cuore dei discepoli di Emmaus.
«Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le scritture?» (Lc 24,32).
Con questa espressione i discepoli di Emmaus descrivono l’esperienza vissuta negli undici chilometri percorsi ascoltando il «compagno di viaggio» che spiega le Scritture «cominciando da Mosè e da tutti i profeti» (Lc 24,27).
«Emmaus» è, perciò, il nome di questo corso in quanto ha lo scopo di far innamorare della Parola di Dio, per convertirsi in testimoni di Gesù risorto, come i discepoli di Emmaus.